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Metabolismo
Penta
27.06.2025

L'importanza del microbiota intestinale

In occasione della Giornata Mondiale del Microbiota parleremo delle ultime evidenze scientifiche già condivise anche nell'intervista con Sabrina Basciani per la rubrica "A Tu per Tu".

“Oggi il microbiota non è più visto come un semplice insieme di batteri: è considerato a tutti gli effetti un organo metabolico funzionale”, afferma la dottoressa.

Il microbiota: un regolatore del metabolismo e della risposta infiammatoria

Il microbiota intestinale partecipa attivamente all’equilibrio energetico del nostro organismo. Attraverso la fermentazione delle fibre alimentari, produce acidi grassi a catena corta (SCFA) – come butirrato, propionato e acetato – che svolgono un ruolo cruciale nel:

  • supportare l’integrità dell’epitelio intestinale;

  • modulare l’infiammazione;

  • regolare l’appetito e il metabolismo.

Uno stato di eubiosi, ovvero un microbiota in equilibrio, è fondamentale per il buon funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo. Al contrario, la disbiosi – un’alterazione della composizione batterica – può compromettere la barriera intestinale, favorendo la penetrazione nel sangue di lipopolisaccaridi (LPS), che innescano infiammazione cronica di basso grado.

Il microbiota e le patologie metaboliche: evidenze scientifiche

“Nei modelli animali – racconta Basciani – il trapianto fecale da soggetti con diabete di tipo 2 ha indotto insulino-resistenza, iperglicemia e infiammazione sistemica.” Queste evidenze rafforzano l’ipotesi che il microbiota non sia solo un modulatore, ma anche un potenziale fattore scatenante delle malattie metaboliche.

Tra le specie batteriche più promettenti emerge Akkermansia muciniphila, un batterio che si nutre del muco intestinale ma ne stimola anche la rigenerazione. La sua presenza è inversamente correlata a obesità, insulino-resistenza e diabete, diventando un vero marcatore di salute metabolica.

Dieta e microbiota: sfatiamo i falsi miti

La relazione tra alimentazione e microbiota intestinale è oggi al centro della ricerca scientifica. “Non tutte le diete chetogeniche danneggiano il microbiota”, chiarisce la nutrizionista. “Una VLCKD (Very Low-Calorie Ketogenic Diet) ben bilanciata, con fibre prebiotiche, grassi insaturi (come l’olio extravergine d’oliva) e proteine di alta qualità, può invece sostenere un microbiota sano.”

Per distinguere le diete chetogeniche clinicamente valide da quelle sbilanciate si è coniato un nuovo termine denominato VLEKT (Very Low Energy Ketogenic Therapy). Questo approccio terapeutico, personalizzato e basato su evidenze scientifiche, ha mostrato benefici concreti in condizioni complesse come il lipedema, grazie alla sua capacità di ridurre l’infiammazione e migliorare la funzione intestinale.

Il microbiota nella medicina di genere: focus su endometriosi e PCOS

Anche nella medicina di genere, il microbiota gioca un ruolo chiave. In patologie come endometriosi e sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), è centrale il concetto di estroboloma: l’insieme dei batteri intestinali in grado di modulare il metabolismo degli estrogeni.

Alcuni enzimi microbici, come la β-glucuronidasi, possono aumentare la ricircolazione degli ormoni sessuali, aggravando condizioni estrogene-dipendenti. Inoltre, la presenza di Escherichia coli e la riduzione di batteri protettivi come Faecalibacterium prausnitzii sono implicati nella progressione dell’endometriosi.

“Per questo – sottolinea Basciani – la valutazione del microbiota dovrebbe diventare parte integrante del percorso clinico e nutrizionale di ogni paziente.”

Intelligenza artificiale e microbiota: il futuro della medicina personalizzata

In questa direzione si colloca anche l’attività della dottoressa con CSAIA, un centro di ricerca dedicato all’intelligenza artificiale applicata alla medicina, che lavora allo sviluppo di strumenti predittivi per la diagnosi precoce e personalizzata dell’endometriosi e di altre patologie legate al microbiota.

Conclusione: il microbiota, un alleato per la prevenzione e il benessere

“Il microbiota non è un semplice inquilino del nostro corpo, ma un partner attivo della nostra salute”, conclude la dottoressa Sabrina Basciani.

In un’epoca in cui la prevenzione e la medicina personalizzata sono sempre più centrali, prendersi cura del proprio ecosistema intestinale rappresenta una delle sfide più promettenti per il benessere futuro.